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La differenza tra rispetto e compiacenza

Riccardo Scandellari
2 min readApr 20, 2020
Foto di monkeybusiness

Sono molti che cercano di assecondare qualcuno, ponendosi ad un livello di sudditanza, cercando di compiacere chi ritengono “utile”, al fine di ottenerne la sua benevolenza. Questo atteggiamento ha come conseguenza di ottenere l’effetto contrario.
Lo spiega meglio di me Jonathan Franzen nel libro Più lontano ancora:

“Se dedicate la vostra esistenza al tentativo di piacere agli altri, e assumete un’immagine il più possibile accattivante per riuscirci, forse è perché non credete di poter essere amati per come siete davvero. E se riuscite a piacere agli altri solo raggirandoli, sarà difficile che poi non proviate un certo disprezzo per quelli che ci sono cascati. Costoro esistono per farvi star bene con voi stessi, ma quel senso di benessere sarà davvero affidabile, se vi è fornito da gente che non rispettate?”

Non otteniamo il rispetto assecondando il capo, il famoso guru o la persona che riteniamo utile. Lo otteniamo ponendoci al suo livello con un atteggiamento onesto, in cui quello che diciamo è la vera espressione del nostro pensiero e della nostra personalità.
Se la persona a cui ci rivolgiamo vuole circondarsi di persone che la assecondino, probabilmente è lei ad avere dei problemi dovuti alla sua debole personalità e la sua poca autorevolezza.
Le persone realmente competenti o influenti non cercano di rendere gli altri una brutta copia di se stessi e apprezzano, quando la incontrano, l’idea diversa e il confronto.

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Riccardo Scandellari
Riccardo Scandellari

Written by Riccardo Scandellari

Divulgatore, formatore, consulente in ambito Branding e Comunicazione. Autore di www.skande.com blog di marketing e comunicazione tra i più seguiti in Italia

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